Mar 20, 2020 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Marzo 2020. Guardandomi attorno

Marzo 2020. Guardandomi attorno

“The falling leaves, drifted by the windows…”
Ormai la primavera è arrivata. L’inverno, se inverno si può definire quello del 2019/2020, ci ha salutato da un pezzo viste le temperature, ma la voce di Eva Cassidy nella sua versione più che malinconica, struggente di questo standard, ben si adatta all’umore odierno.
Dietro al vetro della finestra del mio studiolo, guardo…cosa guardo?
Le auto parcheggiate, molte più del solito, il campetto di pallacanestro, normalmente abbastanza frequentato ora desolato, il prato recintato in cui si portano i cani a giocare…niente…ah no, ecco arriva una ragazza con un husky, la prima persona con rispettivo cane dopo diverse ore.
Ma passi tutto il tempo alla finestra? Vi chiederete voi. Beh…ecco, in questi ultimi giorni molto più di quanto faccia normalmente.
Nelle giornate limpide si può godere della splendida vista della catena montuosa delle Alpi: Cervino, Monte Rosa, Gran Paradiso, e altre cime di cui non conosco ancora il nome.
Se si mi sposto in cucina vedo il Monviso e tutta la collina, Superga compresa.
Oggi però c’è una densa foschia.
Nonostante la temperatura assai gradevole, in giro non c’è nessuno.
Debbo uscire “per forza” per recarmi in farmacia. In altri momenti la temperatura e l’aria notevolmente meno inquinata sarebbero stati due motivi validi per uscire a passeggiare o per una bella corsa, ma non è così…
Stampo l’autocertificazione, non si sa mai. Vado

La stazione di Chivasso è un nodo ferroviaro abbastanza importante. Treni per Torino, per Milano, per il territorio del Canavese, per Pinerolo, Novara, Alessandria, per la Val d’Aosta.
È comodo per me attraversarla per andare nel centro della cittadina. Pochi anni fa hanno chiuso il sovrapasso che ne consentiva l’accesso a chi abita dietro stazione e, una volta uscito deve ritornare a casa ma era alquanto scomodo salire e scendere soprattutto con le valige. Lo hanno chiuso (non credo per la scomodità, ma per problemi di altro tipo) e hanno costruito un comodissimo corridoio coperto a livello del piano stradale che consente così di entrare e uscire dallo stesso lato, una pacchia.
In certi orari quel passaggio diventa un fiume di teste che si muovono in un senso e nell’altro.
Mentre mi avvicino sento un paio di annunci di treni cancellati. Non c’èquasi nessuno ad attendere il treno…una persona. La sala d’attesa: vuota. Edicola dei giornali: chiusa. Tabaccaio…ullallà: APERTO!

Chivasso è un comune vivace, il centro storico è sempre un viavai di gente. Nel tardo pomeriggio i locali pullulano di persone che si gustano l’aperitivo, c’è un ospedale abbastanza grande quindi le strade circostanti sono trafficate. In certe ore sul cavalcavia di via Ivrea, dietro l’ospedale, trovi la coda. Per non parlare della confusione che trovi se vuoi andare al “Gigante” o al “Bennet”. Difatti io non ci vado mai.

Ma ormai da diversi giorni…
Niente. Deserto. Silenzio. Locali chiusi. I soli negozi aperti: alimentari e farmacie.
Sulle saracinesche tristemente abbassate si leggono cartelli: “Locale chiuso in base all’ordinanza ecc ecc”. Qualcuno è stato meno “burocratico” e ha scritto direttamente in stampatello maiuscolo: “CHIUSO A CAUSA DEL CORONA VIRUS”
Le persone attendono fuori in coda, ordinatamente e ben distanti le une dalle altre, quasi tutti con la mascherina, qualcuno indossa anche con i guanti da chirurgo.
Sulla vetrina della farmacia leggo: “Mascherine esaurite. Per ora” “Disinfettante per le mani” “All’interno della farmacia due persone servite e una in attesa”
Non ho mai visto la gente stare in fila maniera così ordinata, paziente, silenziosa, civile insomma.
Nelle “strisce blu” parcheggi gratis.

Mi sono resa conto che mentre cammino sono attenta più del solito, quasi in guardia e cerco di capire a che distanza passerà la persona che sta camminando sul mio stesso marciapiede in senso inverso.
Che faccio? Scendo e mi scanso o aspetto di vedere che fa…adesso se mi passa troppo vicino trattengo il respiro… puuuuuffff
C’è un ragazzo che arriva e sta parlando al cellulare a voce alta, o così sembra visto il silenzio in cui siamo immersi. Parla troppo…emette troppo fiato…vado in apnea e mi allontano.

Mi viene in mente Tolstoj quando fa dire ad Anna Karenina: “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo” e mi chiedo se in questo periodo siamo così, se tutti noi abbiamo paura allo stesso modo, se la paura ci rende più simili gli uni agli altri o se anche in questa situazione ognuno di noi è spaventato a modo suo.

Torno a casa. Mi accorgo che sto camminando piano perché mi sono persa a guardare il vuoto della via centrale. In genere mi piace la carenza di “umanità”. Sì lo so, sono diventata un’orsa: mi piace entrare nei negozi e vedere quattro gatti. Quando vado a visitare un museo, un castello, un qualsiasi sito , se ci sono più di dieci persone vi viene la nausea e mi gira la testa e arrivo a causa esausta. Quando sono al mare e vado in spiaggia se ci sono bagnanti uno ogni tre ombrelloni storco il naso.
Ma così devo dire che mi sento “un po’” angosciata, appesantita. Mi guardo intorno e mi vedo riflessa in una vetrina di un negozio, chiuso ovviamente. Mi accorgo che sono sono un po’ incurvata, sembro Atlante che regge il mondo.
Mi do una scrollata, come i cani quando escono dall’acqua, riporto testa e colonna vertebrale in asse e faccio un bel respiro accertandomi che nessuno mi abbia visto.
Ma di che mi preoccupo? In giro non c’è anima viva e poi anche se qualcuno mi vedesse penserebbe: “Benvenuta nel club!”

Riprendo il cammino verso casa e di nuovo arrivata in stazione dall’altoparlante si sentono altri due annunci di treni cancellati…abbasso lo sguardo e scuoto lievemente la testa.

Davanti al cancelletto d’ingresso incrocio un condomino che abita nella mia stessa scala che deve uscire…alè altro momento di indecisione: che faccio mi fermo a metà marciapiede e aspetto che esca o utilizzo passo carraio visto che è aperto?
Poi mi ricordo che è una persona di buon senso, almeno per quel poco che lo conosco, e, di fatti, apre il cancello, si ferma, si mette dietro (canonico metro di distanza), mi saluta, rispondo al saluto, entro e ringrazio. In tempi “sani” ci saremmo fermati a scambiare due parole, ma oggi non è così.

Finalmente a casa!
Entro, mi spoglio, metto i vestiti in lavatrice, vado in bagno e mi lavo due o tre volte mani, le avambraccia e la faccia. Forse è proprio meglio stare a casa perché tutte le volte ‘sta sceneggiata!

Se penso che ho compiuto gli anni solo pochi giorni fa…

Marzo 2020. Guardandomi attornoultima modifica: 2020-03-20T21:58:52+01:00da tataianna
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